Da sempre l’uomo
va cercando, nel corso della sua esistenza, di occupare un posto nel mondo, un
senso da seguire per non trovarsi in balia del’incertezza, della instabilità. Che
questo venga fatto in maniera consapevole o meno è un altro discorso, che
sicuramente merita di essere trattato, ma è un altro discorso. E a noi adesso
non interessa. Quello che ci preme considerare è il senso che la nostra società
ha iniziato a darsi e sta proseguendo senza sosta a renderlo sempre più solido:
costruirsi come personaggi di una commedia universale.
Non
giriamoci intorno ed evitiamo di utilizzare mezzi termini, questa è l’epoca
dell’apparenza.
Detto
in soldoni: è stato messo da parte l’essere più proprio dell’uomo per fare
spazio all’apparire.
D’altronde
per entrare a far parte della commedia universale, che ha preso il via ormai da
qualche anno, bisogna costruire un proprio personaggio. Quindi via l’essere, il
pensiero, tutto ciò che risulta superfluo ai fini della commedia e sotto con l’apparenza,
con la costruzione di qualcosa di fittizio che però ci permetta di entrarci a
pieno diritto, in questa commedia universale.
Con
l’avvento dei social media non può essere altrimenti, mi dite voi?
Probabile.
Ma l’intento dei fondatori delle grande piattaforme social non era questo,
almeno non lo era all’inizio. Con i social media si voleva offrire alle persone
un servizio grazie al quale rafforzare la propria libertà di pensiero e di
condivisione. Quindi si badava al pensiero delle persone all’inizio, quindi si
badava all’essere degli uomini.
E
invece cos’è accaduto?
Beh,
è accaduto che qualcosa è andato storto. Come spesso accade, anzi quasi sempre, uno strumento così
potente messo nelle mani delle persone si
discosta da quello che era l’intento iniziale e prende a deviare verso una
deriva senza termine. Volevano rendere gli uomini più liberi, li hanno resi
prigionieri. Prigionieri di un personaggio che si sono dovuti costruire per
entrare a far parte di questa commedia universale che sta andando in scena e
che ha smesso di essere piacevole da un pezzo ormai. È stato eliminato, quasi
del tutto, ogni riferimento all’essere più proprio per andare dritti al sodo,
all’apparenza, che ci fa risultare personaggi graditi nella commedia
universale.
La
nostra generazione è chiamata ad affrontare innumerevoli sfide cruciali nel
futuro prossimo. Ma come possiamo anche solo pensare di vincerle se siamo
impegnati a costruire il nostro personaggio social per incatenarci nella
commedia?
La risposta
purtroppo non la possiedo, però già il fatto di porsi questo interrogativo
ritengo rappresenti il primo mattoncino da posare per edificare una nuova “casa
sociale”. Libera nel concreto, almeno questa volta. Rimbocchiamoci le maniche perché
ci aspetta un arduo compito, ma tocca a noi risollevare le sorti di una società
alla deriva. Buon lavoro a tutti.