lunedì 3 luglio 2017

La commedia universale

Da sempre l’uomo va cercando, nel corso della sua esistenza, di occupare un posto nel mondo, un senso da seguire per non trovarsi in balia del’incertezza, della instabilità. Che questo venga fatto in maniera consapevole o meno è un altro discorso, che sicuramente merita di essere trattato, ma è un altro discorso. E a noi adesso non interessa. Quello che ci preme considerare è il senso che la nostra società ha iniziato a darsi e sta proseguendo senza sosta a renderlo sempre più solido: costruirsi come personaggi di una commedia universale.
Non giriamoci intorno ed evitiamo di utilizzare mezzi termini, questa è l’epoca dell’apparenza.
Detto in soldoni: è stato messo da parte l’essere più proprio dell’uomo per fare spazio all’apparire.
D’altronde per entrare a far parte della commedia universale, che ha preso il via ormai da qualche anno, bisogna costruire un proprio personaggio. Quindi via l’essere, il pensiero, tutto ciò che risulta superfluo ai fini della commedia e sotto con l’apparenza, con la costruzione di qualcosa di fittizio che però ci permetta di entrarci a pieno diritto, in questa commedia universale.
Con l’avvento dei social media non può essere altrimenti, mi dite voi?
Probabile. Ma l’intento dei fondatori delle grande piattaforme social non era questo, almeno non lo era all’inizio. Con i social media si voleva offrire alle persone un servizio grazie al quale rafforzare la propria libertà di pensiero e di condivisione. Quindi si badava al pensiero delle persone all’inizio, quindi si badava all’essere degli uomini.
E invece cos’è accaduto?
Beh, è accaduto che qualcosa è andato storto. Come spesso accade, anzi quasi sempre, uno strumento così potente messo nelle mani delle persone si discosta da quello che era l’intento iniziale e prende a deviare verso una deriva senza termine. Volevano rendere gli uomini più liberi, li hanno resi prigionieri. Prigionieri di un personaggio che si sono dovuti costruire per entrare a far parte di questa commedia universale che sta andando in scena e che ha smesso di essere piacevole da un pezzo ormai. È stato eliminato, quasi del tutto, ogni riferimento all’essere più proprio per andare dritti al sodo, all’apparenza, che ci fa risultare personaggi graditi nella commedia universale.
La nostra generazione è chiamata ad affrontare innumerevoli sfide cruciali nel futuro prossimo. Ma come possiamo anche solo pensare di vincerle se siamo impegnati a costruire il nostro personaggio social per incatenarci nella commedia?

La risposta purtroppo non la possiedo, però già il fatto di porsi questo interrogativo ritengo rappresenti il primo mattoncino da posare per edificare una nuova “casa sociale”. Libera nel concreto, almeno questa volta. Rimbocchiamoci le maniche perché ci aspetta un arduo compito, ma tocca a noi risollevare le sorti di una società alla deriva. Buon lavoro a tutti.

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