Relativismo e qualunquismo: la nostra società
alla deriva.
Nell’odierno contesto storico e sociale, la
maggioranza delle persone è convinta che l’unica risposta possibile agli
episodi di intolleranza verso chi è considerato “diverso” sia il relativismo. I
valori dunque sono relativi alle culture ed alle società nelle quali vengono
rispettati e si ritiene non sia corretto giudicarli o criticarli. Seguendo
questa logica, ogni valore o norma valoriale perderebbe la sua validità universale.
Infatti, chi può dire che un valore abbia carattere universale quando si
sostiene che esso sia relativo ad una determinata cultura e società? Ma siamo
sicuri che, così facendo, si proponga veramente una valida risposta agli atti
di intolleranza? Siamo sicuri che non considerare alcun valore come universale
sia un fattore favorevole per l’umanità intera? Riflettendo su questi
interrogativi, sono giunto alla conclusione che il relativismo, il quale avevo
accolto inizialmente con grande favore, non sia la risposta adeguata, anzi
rischi di provocare effetti drastici per la società contemporanea. Infatti
questa sorta di idea per la quale “tutto è permesso”, per cui ogni cosa non sia contestabile in quanto appartiene
alla cultura di una particolare società, è molto ambigua. Andando nel concreto
della questione, se si ragiona in questo modo si dovrebbero ammettere, senza
possibilità di critica, la pratica dell’infibulazione, che alcune società africane impongono alle bambine. Ma come si può accettare, senza
indignarsi e contestare tale pratica inumana, che ad una bambina (anche fosse
solo una bambina nell’intero mondo) vengano mutilati gli organi genitali? La
giustificazione a questo crimine contro l’essere umano, perché di ciò si
tratta, non può essere che tale pratica sia un rito di una determinata società
e che, per la sua cultura, rappresenti un valore, quindi come tale debba andare
rispettato. In qualità di esseri umani,
non possiamo accettare questa tesi, non possiamo approvare tale valore
solo perché appartiene ad una società che possiede un sistema valoriale
differente dal nostro. E questo, a mio modo di intendere, rappresenta l’assoluto
limite e la pericolosità della posizione relativista. Il laissez faire sotteso al relativismo consente di compiere azioni
che devono essere considerate crimini nei confronti dell’uomo. Penso che alcuni
valori con carattere universale debbano essere ammessi dagli uomini. Sono
altresì convinto che questa serie di valori, anche pochi, da condividere fra
ogni uomo, possano essere trovati senza alcuna difficoltà. Il rispetto per il prossimo, l’amore verso ogni essere umano, la
libertà, la misericordia. Anche solo questi pochi valori possono costituire
le basi solide su cui fondare una morale comune per l’umanità intera. Inoltre
credo che un altro pericolo insito nell’adesione a teorie relativiste sia il
fatto di ricondurre l’intera esistenza sotto l’insegna del non senso. Se
infatti non si ha più l’esigenza di ricercare un senso ultimo per la nostra
vita e per le nostre azioni, in quanto ognuno deve essere in diritto di scegliersi
quello che più aggrada alla sua persona, si termina inevitabilmente approdando
al non senso dell’esistenza o per meglio dire ad un senso artefatto. Non si
giunge alla Verità dell’esistenza operando delle scelte casuali, condizionate
magari da un preciso momento storico e sociale o anche, in modo più banale,
dalle condizioni in cui ci si trova in una giornata particolare. Il senso
dell’esistenza deve avere carattere universale. Il
relativismo nella nostra società conduce al qualunquismo: tutte le situazioni
risultano indifferenti alle persone, viene accettata supinamente ogni decisione
ed ogni evento durante l’esistenza. Ciò rappresenta un grave problema, in quanto
una società colma di un qualunquismo dilagante è una società destinata a
perdere la propria libertà in favore di poche persone che intendono
approfittare di questa situazione per appagare il loro desiderio di potere.
Questo è il pericolo che dobbiamo fronteggiare oggi, da questo ci dobbiamo
difendere, destandoci e aprendo finalmente gli occhi; prendendo a prestito la
lezione platonica, è giunto il momento di uscire dalla caverna. Sicuramente la
scelta del relativismo è un’opzione “facile”, non comporta alcuno sforzo di
pensiero e di ricerca, in quanto ogni valore viene inteso come relativo ed
accettato in quanto tale. Però è una scelta che non rende alle persone la
dignità propria dell’essere umano, è una scelta che, inizialmente promuove la
libertà, ma al termine del percorso porta alla sua soppressione. Sembra
alquanto strano che dalla scelta del
relativismo possa scaturire la soppressione della libertà, ma se si riflette
attentamente, analizzando anche, concretamente, la realtà quotidiana, si
capisce che la via verso cui si viene condotti è proprio questa. Il relativismo
conduce al qualunquismo; il qualunquismo
conduce la società all’indifferenza; l’indifferenza porta gli uomini al
disinteresse per ogni cosa, anche per la libertà che viene loro sottratta dai
moderni inquisitori (Dostoevskij docet).
E nella nostra società, soprattutto tra i giovani, come posso purtroppo
constatare, il qualunquismo è dilagante. A mio modo di intendere questa è una
diretta conseguenza del relativismo, che negli ultimi tempi riscuote successi
sempre maggiori. I soli interessi, se così possiamo chiamarli, sono quelli di
trovare un lavoro, che non sia troppo faticoso, che consenta di arrivare al
fine settimana con in tasca quattro soldi da poter spendere andando in locali
zeppi di gente omologata per modalità di vestirsi e di esprimersi, intenta
solamente a mostrarsi. Esemplificando banalmente, quello che davvero importa è
il vestito “firmato”, l’abito alla moda, le scarpe che fanno tendenza, la frase
del momento, quella che spopola nei vari social
network (quanta tristezza). Bisogna essere tutti uguali, tutti
standardizzati e quindi tutti artefatti. Come si può pretendere che queste
persone si interessino dei problemi veri, di quelli che affliggono la nostra
società? Appare come una causa persa. Questa constatazione è alquanto triste
per me personalmente, in quanto credo nell’essere umano e nelle sue enormi
potenzialità. Purtroppo però, in giro per i locali della mia città, incontro
solo automi impostati che sembrano essere mossi da fili invisibili; questi
fili invisibili sono mossi dai moderni inquisitori che, come accennato in
precedenza, traggono vantaggio rendendo le persone opache, standardizzate e
incapaci di informarsi e soprattutto riflettere ed essere critiche. Come si può
uscire da questa situazione? Anzi, forse è meglio domandarsi: si può uscire da questa
situazione? Non ho la presunzione di possedere la risposta. Però sicuramente
qualcosa va fatta. Dobbiamo cercare di porre un argine per aiutare la
nostra società che sta andando alla deriva. Penso che il primo passo da
compiere, come già suggerivo in precedenza, sia quello di trovare dei valori
universali che possano essere condivisi da tutti e che portino gli uomini, in
particolare i giovani, ad una morale stabile, ad una società costruttiva, che
sappia criticare chiunque operi scelte errate e che possa dare dignità al suo futuro. Solo in questo modo, rifiutando assolutamente le
teorie relativiste, si può iniziare ad invertire una rotta che, per troppo tempo,
le persone hanno deciso, ahimè, di seguire.
MV
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