giovedì 11 febbraio 2016

Relativismo e qualunquismo: la nostra società alla deriva.


                                  Relativismo e qualunquismo: la nostra società alla deriva.




Nell’odierno contesto storico e sociale, la maggioranza delle persone è convinta che l’unica risposta possibile agli episodi di intolleranza verso chi è considerato “diverso” sia il relativismo. I valori dunque sono relativi alle culture ed alle società nelle quali vengono rispettati e si ritiene non sia corretto giudicarli o criticarli. Seguendo questa logica, ogni valore o norma valoriale perderebbe la sua validità universale. Infatti, chi può dire che un valore abbia carattere universale quando si sostiene che esso sia relativo ad una determinata cultura e società? Ma siamo sicuri che, così facendo, si proponga veramente una valida risposta agli atti di intolleranza? Siamo sicuri che non considerare alcun valore come universale sia un fattore favorevole per l’umanità intera? Riflettendo su questi interrogativi, sono giunto alla conclusione che il relativismo, il quale avevo accolto inizialmente con grande favore, non sia la risposta adeguata, anzi rischi di provocare effetti drastici per la società contemporanea. Infatti questa sorta di idea per la quale “tutto è permesso”, per cui ogni cosa  non sia contestabile in quanto appartiene alla cultura di una particolare società, è molto ambigua. Andando nel concreto della questione, se si ragiona in questo modo si dovrebbero ammettere, senza possibilità di critica, la pratica dell’infibulazione, che alcune società africane impongono alle bambine. Ma come si può accettare, senza indignarsi e contestare tale pratica inumana, che ad una bambina (anche fosse solo una bambina nell’intero mondo) vengano mutilati gli organi genitali? La giustificazione a questo crimine contro l’essere umano, perché di ciò si tratta, non può essere che tale pratica sia un rito di una determinata società e che, per la sua cultura, rappresenti un valore, quindi come tale debba andare rispettato. In qualità di esseri umani,  non possiamo accettare questa tesi, non possiamo approvare tale valore solo perché appartiene ad una società che possiede un sistema valoriale differente dal nostro. E questo, a mio modo di intendere, rappresenta l’assoluto limite e la pericolosità della posizione relativista. Il laissez faire sotteso al relativismo consente di compiere azioni che devono essere considerate crimini nei confronti dell’uomo. Penso che alcuni valori con carattere universale debbano essere ammessi dagli uomini. Sono altresì convinto che questa serie di valori, anche pochi, da condividere fra ogni uomo, possano essere trovati senza alcuna difficoltà. Il rispetto per il prossimo, l’amore verso ogni essere umano, la libertà, la misericordia. Anche solo questi pochi valori possono costituire le basi solide su cui fondare una morale comune per l’umanità intera. Inoltre credo che un altro pericolo insito nell’adesione a teorie relativiste sia il fatto di ricondurre l’intera esistenza sotto l’insegna del non senso. Se infatti non si ha più l’esigenza di ricercare un senso ultimo per la nostra vita e per le nostre azioni, in quanto ognuno deve essere in diritto di scegliersi quello che più aggrada alla sua persona, si termina inevitabilmente approdando al non senso dell’esistenza o per meglio dire ad un senso artefatto. Non si giunge alla Verità dell’esistenza operando delle scelte casuali, condizionate magari da un preciso momento storico e sociale o anche, in modo più banale, dalle condizioni in cui ci si trova in una giornata particolare. Il senso dell’esistenza deve avere carattere universale.                                        Il relativismo nella nostra società conduce al qualunquismo: tutte le situazioni risultano indifferenti alle persone, viene accettata supinamente ogni decisione ed ogni evento durante l’esistenza. Ciò rappresenta un grave problema, in quanto una società colma di un qualunquismo dilagante è una società destinata a perdere la propria libertà in favore di poche persone che intendono approfittare di questa situazione per appagare il loro desiderio di potere. Questo è il pericolo che dobbiamo fronteggiare oggi, da questo ci dobbiamo difendere, destandoci e aprendo finalmente gli occhi; prendendo a prestito la lezione platonica, è giunto il momento di uscire dalla caverna. Sicuramente la scelta del relativismo è un’opzione “facile”, non comporta alcuno sforzo di pensiero e di ricerca, in quanto ogni valore viene inteso come relativo ed accettato in quanto tale. Però è una scelta che non rende alle persone la dignità propria dell’essere umano, è una scelta che, inizialmente promuove la libertà, ma al termine del percorso porta alla sua soppressione. Sembra alquanto strano che  dalla scelta del relativismo possa scaturire la soppressione della libertà, ma se si riflette attentamente, analizzando anche, concretamente, la realtà quotidiana, si capisce che la via verso cui si viene condotti è proprio questa. Il relativismo conduce al qualunquismo;  il qualunquismo conduce la società all’indifferenza; l’indifferenza porta gli uomini al disinteresse per ogni cosa, anche per la libertà che viene loro sottratta dai moderni inquisitori (Dostoevskij docet). E nella nostra società, soprattutto tra i giovani, come posso purtroppo constatare, il qualunquismo è dilagante. A mio modo di intendere questa è una diretta conseguenza del relativismo, che negli ultimi tempi riscuote successi sempre maggiori. I soli interessi, se così possiamo chiamarli, sono quelli di trovare un lavoro, che non sia troppo faticoso, che consenta di arrivare al fine settimana con in tasca quattro soldi da poter spendere andando in locali zeppi di gente omologata per modalità di vestirsi e di esprimersi, intenta solamente a mostrarsi. Esemplificando banalmente, quello che davvero importa è il vestito “firmato”, l’abito alla moda, le scarpe che fanno tendenza, la frase del momento, quella che spopola nei vari social network (quanta tristezza). Bisogna essere tutti uguali, tutti standardizzati e quindi tutti artefatti. Come si può pretendere che queste persone si interessino dei problemi veri, di quelli che affliggono la nostra società? Appare come una causa persa. Questa constatazione è alquanto triste per me personalmente, in quanto credo nell’essere umano e nelle sue enormi potenzialità. Purtroppo però, in giro per i locali della mia città, incontro solo automi impostati che sembrano essere mossi da fili invisibili; questi fili invisibili sono mossi dai moderni inquisitori che, come accennato in precedenza, traggono vantaggio rendendo le persone opache, standardizzate e incapaci di informarsi e soprattutto riflettere ed essere critiche. Come si può uscire da questa situazione? Anzi, forse è meglio domandarsi: si può uscire da questa situazione? Non ho la presunzione di possedere la risposta. Però sicuramente qualcosa va fatta. Dobbiamo cercare di porre un argine per aiutare la nostra società che sta andando alla deriva. Penso che il primo passo da compiere, come già suggerivo in precedenza, sia quello di trovare dei valori universali che possano essere condivisi da tutti e che portino gli uomini, in particolare i giovani, ad una morale stabile, ad una società costruttiva, che sappia criticare chiunque operi scelte errate e che possa dare dignità al suo futuro. Solo in questo modo, rifiutando assolutamente le teorie relativiste, si può iniziare ad invertire una rotta che, per troppo tempo, le persone hanno deciso, ahimè, di seguire.

MV

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