martedì 19 aprile 2016

La mia Ombra nera





La parola abbaglia e inganna perché è mimata dal viso, perché la si vede uscire dalle labbra, e le labbra piacciono e gli occhi seducono.
Ma le parole nere sulla carta bianca sono l’anima messa a nudo.

(Guy de Maupassant, Il nostro cuore)




È arrivato il momento. L’ho rimandato per tanto tempo, ma ora sento la necessità di farlo. Per continuare a scrivere è fondamentale io lo faccia. Scrivendo mi presento nudo di fronte ad un pubblico ed è necessario inizi a spogliarmi, liberandomi di questo macigno che da qualche anno grava su di me. Io ho sofferto di depressione.
Condividere questa storia mi inquieta alquanto, però ho preso questa decisione e sono convinto di portarla a termine. Lo faccio soprattutto per me stesso, sono onesto, ma anche magari per chi, trovandosi nella stessa situazione in cui ero capitato io, potrà sentirsi un po’ più tranquillo dopo aver letto questo racconto.

Ormai sono trascorsi quasi sei anni da quando Ombra nera  (così avevo nominato quel male che mi stava perseguitando) non condiziona più la mia vita. Precisamente, aveva fatto la sua comparsa sulla scena della mia esistenza nel 2009. Il suo modo di manifestarsi era meschino: senza nemmeno avere la cortesia di avvisare, sfondava la porta della mia vita e mi aggrediva violentemente, costringendomi ad esperire sensazioni tremende, mai conosciute in precedenza. La conseguenza fisica delle sue visite si concretizzava in un respiro affannoso e prolungato seguito da prepotenti attacchi di vomito. Ombra nera mi aveva terrorizzato. Non ero consapevole di cosa potesse essere, sapevo solo che era entrata nella mia vita e faceva un male bestiale. Quell’infame mi veniva a trovare ovunque, senza distinzione di luogo. Ricordo quando al Liceo, durante una lezione nel laboratorio di fisica, ero dovuto scappare in bagno di corsa, senza nemmeno riuscire a chiedere il permesso alla Professoressa, la quale aveva poi premiato il mio gesto apponendo una bella nota sul registro. Queste situazioni problematiche erano all’ordine del giorno. Ombra nera mi stava condizionando l’esistenza. L’unica spiegazione che da solo riuscivo a trovare, era che lo stress per l’imminente esame di maturità mi stava tirando questi brutti scherzi. Da solo ovviamente, perché il mio problema non l’avevo confidato a nessuno. Stavo frequentando l’ultimo anno di Liceo e quello di maturità rappresentava il primo grande esame che avrei sostenuto nella mia vita. Questa spiegazione dunque poteva reggere e per qualche tempo mi aveva,in un certo modo, tranquillizzato. Quella sorta di castello di carte delle mie spiegazioni, con cui avevo cercato di dare una risposta a quello che mi stava accadendo, era crollato definitivamente dopo aver sostenuto il tanto temuto esame. Lo stress se n’era andato, Ombra nera no. Da quel momento, anzi, avevo capito che Ombra nera non se ne sarebbe andata e stava diventando ancora più potente.
Ero entrato in un vortice oscuro e non sapevo in che modo uscirne. Inoltre, in quel periodo infausto, si stava lentamente spegnendo la vita della mia bisnonna Carolina. Rappresentava un punto di riferimento per me, una figura troppo importante. Oltre ad aver dovuto sopravvivere all’orrore di due guerre mondiali aveva avuto anche l’arduo compito di accudire un ragazzo particolare come sono io. Mi trovo in difficoltà a dover scrivere qualcosa riguardo la sua persona perché sento che non una parola di quelle che sto usando possono realmente dimostrare che donna meravigliosa è stata. Mi ha insegnato molto, mi ha insegnato che perdonare ti dà dignità, mi ha insegnato a non credere che le situazioni della vita sono solamente bianche o nere, ma decisive sono le sfumature. Intorno ai sedici anni avevo maturato, sciaguratamente, delle simpatie per il regime fascista e lei aveva cercato di farmi comprendere che il mondo non lo si rende un posto migliore attraverso le ideologie sbagliate, attraverso la promessa di presunti paradisi terrestri, il mondo lo si salva con l’amore. Io, che a quel tempo consideravo sacri valori come la forza e il coraggio, non potevo comprendere la portata decisiva di quella tesi. Ora che riesco a comprenderla so che non smetterò mai di ringraziarla per tutto quello che mi ha dato. Una persona così importante per me, stava lasciandomi per sempre. Non riuscivo ad accettarlo. Ero ancora più debole e vulnerabile, infatti Ombra nera festeggiava. In quei momenti avrei voluto tanto confidarmi con mia madre, ma mi ero convinto a non farlo. Stava soffrendo e non mi sarei mai permesso di aumentare il dolore ad una persona che nel corso della sua vita ne aveva già conosciuto abbastanza. Sì, perché il dolore di perdere tuo padre quando sei una bambina piccola è un’ingiustizia tremenda, non saprei come chiamarla altrimenti. Non gliel’ho mai detto, ma l’ho immaginata tante volte al funerale di mio nonno Bruno. Piccola com’era, al primo banco della Chiesa, con gelide lacrime che bagnavano la bellezza immacolata del suo viso. La ammiro molto per la donna che è diventata nonostante tutto, è l’esempio che si va avanti nonostante, senza commiserarsi troppo per il male che ci si è scaraventato contro.
Per questo motivo, non volendo aggiungerle altra sofferenza, mi sono tenuto Ombra nera tutta per me. Stavo malissimo, non riuscivo a fare più nulla. Ogni mattina mi veniva a svegliare la tristezza, non sapevo più cosa fosse un sorriso autentico, un sorriso colmo di gioia. Avevo smarrito la felicità di iniziare una nuova giornata, tutto per me non aveva più senso. Non avevo più il desiderio di vivere la vita, mi limitavo a sopravvivere. Questi tormenti interiori mi hanno portato ad optare per scelte sbagliate che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Durante l’estate post-maturità avevo preso la decisione scellerata di iscrivermi alla facoltà di Economia. È assurdo pensare come un ragazzo che odia la matematica (sono anche scarso in materia, lo ammetto) si possa iscrivere ad un corso di Economia. Era però l’alternativa più comoda, in quanto la sede della facoltà si trova a pochi minuti da casa mia e visto che si erano iscritti anche alcuni miei amici, non sarei stato solo e non avrei dovuto sforzarmi di conoscere nuova gente. Io in quel periodo odiavo la gente. Mi sembrava dunque l’unica soluzione possibile. Dopo i primi mesi però mi ero già reso conto della cazzata assurda che avevo fatto. Ombra nera era riuscita a condizionarmi anche in questo caso, aveva ottenuto l’ennesimo trionfo e festeggiava a suon di visite sempre più frequenti e violente. Mi veniva a trovare in ogni luogo: a casa, al campo mentre giocavo a calcio, durante le serate in discoteca con gli amici. Ricordo che una volta, mentre ero appunto in discoteca,  Ombra nera aveva deciso di venire a trovarmi perché odiava il fatto che mi potessi divertire. Quella volta avevo passato tutta la serata in sua compagnia, a vomitare nei bagni. Sono stato costretto a fingere con i miei amici di essere ubriaco, quando invece, forse, l’unica cosa che avevo bevuto in quell’occasione era stata una coca cola. Ombra nera se la rideva della grossa. Situazioni orribili. Quel male infame mi costringeva ogni giorno ad indossare diverse maschere e a fingere. Fingevo con chiunque, in primis con me stesso. Credevo di proteggermi in quel modo, provavo vergogna e volevo nascondere il mio problema. Ombra nera diventava ogni giorno più grande e stava riuscendo a togliere tutta la bellezza dalla vita di un ragazzo di vent’anni. Un ragazzo sensibile, forse troppo. Ero disorientato, mi sentivo buttato in una situazione che non potevo controllare. La vita, che fino a quel momento era stata magnanima con me, aveva deciso di iniziare a bastonarmi senza aspettare che mi preparassi per ricevere i colpi. Davanti a me c’era solamente una strada buia che ero convinto di non riuscire a percorrere. Vivevo i giorni della settimana senza alcuna motivazione, non trovavo più obiettivi che mi facessero alzare dal letto la mattina felice di farlo.
Poi, non so per quale legge malvagia che qualcuno un giorno mi dovrà spiegare, quando una cosa inizia ad andare male tutte le altre le vanno dietro di conseguenza. Stavo con una ragazza, era la mia prima relazione seria. A quell’età ti fai prendere subito da quelle sensazioni nuove, che non avevi provato mai in precedenza. Ti ci butti a capo fitto e pensi di vivere in una fiaba della Disney. Fai mille progetti, pensi già a situazioni future convinto che nulla potrà mai scalfire quella bella novità che si è presentata nella tua vita. Ma quando capisci che non è così, che i rapporti tra gli uomini possono essere instabili e le fiabe sono solo invenzioni per illudere i bambini, la botta che prendi è tremenda. E io quella botta tremenda l’avevo presa dritta in faccia. Ombra nera si era impossessata completamente di me. Il giorno in cui la mia ex ragazza mi ha lasciato ho toccato il punto più basso in assoluto. Mi sentivo una nullità, avevo perso tutta la mia dignità di essere umano. Era una domenica e avevo passato tutta la notte sveglio a piangere e vomitare. Ero esausto, non ce la facevo più. Sentivo che se mi fossi tenuto ancora tutto dentro, anche solo per un altro giorno, sarei scoppiato. Ricordo che la mattina seguente scendendo le scale per andare a raggiungere mia madre che stava facendo colazione in cucina, sembravo uno zombie. Mi ero fermato davanti a lei, in piedi, e fra mille singhiozzi che avevano il rumore della disperazione le avevo raccontato tutto. Ho ancora in mente l’immagine dei suoi occhi, terrorizzati in un primo momento, che subito dopo diventavano però pieni di rassicurazione. Appoggiata la fetta biscottata che stava mangiando, si era alzata in piedi e mi aveva stretto in un abbraccio caldo. Non posso usare altri termini per descriverlo, era un abbraccio che scaldava. Durante quei momenti non diceva una parola, perché non serviva dire nulla, in quel gesto era già racchiuso tutto il significato di cui si aveva bisogno. Dopo tanto tempo ero riuscito a confidarmi e come risposta avevo ricevuto indietro amore e speranza. In quegli istanti avevo capito che non ero solo, che ce l’avrei potuta fare. La bellezza ti può salvare.
Dopo esserci confrontati anche con mio padre, avevamo capito che per risolvere il mio problema era necessario mi facessi aiutare da qualcuno. Così, nei giorni successivi, prendo appuntamento da una psicologa. Ero molto titubante a riguardo, però avevo compreso anch’io che poteva essere l’unica soluzione. Il giorno concordato mi presento nel suo studio, a Borgomanero, città in cui per parecchi anni aveva vissuto mia madre. Ormai non avevo più nulla da perdere e le vado incontro senza preoccupazioni. Mi accoglie sulla soglia dell’ingresso una ragazza giovane che, stringendomi la mano, dice di chiamarsi Giulia. GIULIA. La persona che mi avrebbe aiutato a sconfiggere il mio nemico aveva lo stesso nome di mia sorella, una persona che amo. Io non credo nel destino, però alcune situazioni non riesco davvero a spiegarmele altrimenti.  
Dopo avermi fatto accomodare su di una sedia in pelle nera ed essersi messa di fronte a me, iniziamo subito a parlare. Avevo una voglia matta di buttare fuori tutto il male che portavo dentro e volevo farlo il più presto possibile. Parliamo per un’ora, che mi sembra durare un secondo. Al termine della seduta mi sento già molto più leggero e Giulia mi congeda con un sorriso enorme stampato sulle labbra. Dovevo fare una seduta ogni settimana e durante la terza avviene un episodio decisivo. Parliamo per la solita ora e alla fine di questa Giulia mi guarda negli occhi e mi dice
 – Mattia caro, io ti conosco da poco tempo, ma ho già capito che se tutti i ragazzi fossero come te, al mondo non esisterebbero le guerre. Com’è possibile che tu non sappia o abbia potuto dimenticare quanto vali? –
Rimango sbigottito. Non riesco a pronunciare alcuna parola. La guardo fissa negli occhi e basta. Ricordo distintamente quel sorriso enorme, che la contraddistingueva, stampato sulle sue labbra. Era un sorriso sincero, le sue parole erano sincere. Certe cose le senti istintivamente. Mi stava dando amore in maniera disinteressata, senza un secondo fine. Questa è la bellezza che salva il mondo e che in quel momento stava salvando me.
Quando mi riprendo un minimo riesco solo a dirle – Grazie, non so cos’altro aggiungere. –
Gliel’avevo detto sorridendo spontaneamente, la sua allegria era contagiosa.
– Mattia non devi ringraziare me, ringrazia te stesso quando tornerai a capire che persona sei e ricomincerai ad amarti come meriti. –
Le sorrido di nuovo e avrei voluto tanto mettermi a piangere per la gioia, ma il mio orgoglio da finto bullo mi ha fatto trattenere le lacrime. Sentivo che Ombra nera odiava questa bellezza e, visto che già nei giorni precedenti aveva subito alcuni attacchi non indifferenti, ora capivo che poteva essere la svolta decisiva. L’amore di chi mi stava intorno mi aveva aiutato ad indebolirla, ma adesso toccava a me sferrare l’attacco finale.
Dopo quelle parole Giulia mi saluta e mi dà appuntamento alla settimana successiva dicendomi che quando ci saremmo rivisti mi avrebbe consigliato qualcosa.
Uscito dal suo studio mi sentivo come rinato. Durante il viaggio in auto,tornando verso casa, avevo alzato al massimo il volume della radio e cantato a squarciagola, come ormai non succedeva da molto tempo. Qualcosa stava cambiando, provavo una leggerezza che pensavo non mi appartenesse più. Parlando con Ombra nera ( sì perché, mi sono dimenticato di dirlo, ma io e lei parlavamo o, per  meglio dire, io la insultavo e lei mi rispondeva mandandomi in bagno a vomitare) le avevo fatto capire che era arrivata la sua fine, ormai eravamo alle battute finali della nostra detestabile convivenza. Anche quando si presentava sentivo che era molto meno forte rispetto a prima e soprattutto ora sapevo come gestirla. Avevo riscoperto la felicità di alzarsi la mattina e iniziare una nuova giornata. Ormai riuscivo anche a giocare a pallone e ad andare a ballare con gli amici senza problemi, facevo tutto con immensa gioia.
In quei giorni mia sorella aveva il saggio che concludeva la stagione di danza e volevo presentarmi a quella serata in maniera dignitosa. Avevo così deciso di andare, insieme a mio padre, dal barbiere a farmi tagliare i capelli e sistemare la barba. Sembra un’azione scontata, ma per me significava tanto. Nel periodo in cui Ombra nera tiranneggiava mi ero lasciato andare completamente anche a livello fisico. Non mi curavo più, avevo un aspetto trasandato, non mi importava di me stesso e di nulla. Ora, per me, quel gesto tanto semplice voleva dire ricominciare, riprendere a vivere e ad amarmi. Poi, vedere mia sorella danzare… cosa ve lo dico a fare! Che meraviglia. Vedere una persona che amo in maniera incondizionata manifestare l’Assoluto con la sua arte, in quel modo, mi aveva dato una carica incredibile. Avevo capito quanta bellezza ci potesse essere in questa esistenza e Ombra nera aveva terminato di farmela perdere tutta.
Il giorno che avevamo stabilito mi presento all’appuntamento, non faccio nemmeno in tempo ad entrare dalla porta che Giulia, dopo avermi squadrato dalla testa ai piedi, esclama – Ooh finalmente, era ora! Pensavo ci avresti messo meno tempo! –  
– Sono in ritardo? –  le chiedo.
 – Ma no Mattia –  mi risponde sorridendo come al solito – Capelli tagliati, barba sistemata e hai anche preso il sole, guarda come sei abbronzato! Finalmente hai ricominciato ad amarti! Lo senti che sta cambiando tutto? –
 – Lo sento! Lo sento davvero! –  le rispondo esultante e visibilmente commosso. Finalmente anch’io dopo aver sentito dentro di me troppa sofferenza e tristezza, riuscivo a provare gioia, sentivo la bellezza addosso.
 – Benissimo! Per me sei a posto, non serve che ci diciamo altro. Avevo capito quanto valevi, dovevi solo ricordarlo anche tu. Prima di salutarti però ecco il mio consiglio: è estate, devi divertirti. Parti con i tuoi amici, senza pensare troppo alla meta. Te lo meriti. –
 – Lo farò assolutamente, penso di meritarmelo davvero. –
 – Bravo Mattia, questa convinzione mi piace! –
 – La ringrazio davvero per tutto quello che ha fatto e detto per me. –
 – Non devi ringraziare me, devi dire grazie a te stesso per la persona che sei e che sono sicura diventerai e per la difficile battaglia che hai appena vinto. Ora vai a divertirti con i tuoi amici Mattia. Buona vita! –
La vita di ognuno è segnata dalle persone che si incontrano durante il cammino. Gli incontri sono decisivi. Non penso ci sia teoria più vera.
Avevo scelto di seguire il consiglio di Giulia e un mezzogiorno, dopo il quinto spritz di un aperitivo che definirei “importante”, decido di unirmi ad alcuni miei amici che in precedenza avevano  prenotato una vacanza ad Ibiza. Quella era la svolta definitiva per l’esito dello scontro, l’ultimo atto. Ombra nera aveva capito di essere agli sgoccioli. Non si presentava praticamente più, adesso era lei ad avere paura. Era terrorizzata e ne aveva ben donde. Infatti quella settimana trascorsa ad Ibiza avrebbe segnato la sua sconfitta definitiva. Sono stati sette giorni riempiti da amicizia, spensieratezza e felicità. Era tanto, troppo tempo che non riuscivo più a provare certe sensazioni. È stato fantastico. Mi sentivo davvero forte. Se Ombra nera si fosse presentata l’avrei menata alla grande. E infatti aveva pensato bene di non presentarsi. Non smetterò mai di ringraziare i miei amici, compagni di quel viaggio tanto importante. Sono stai gli aiutanti inconsapevoli della mia vittoria su quel brutto male. Non gliel’ho mai detto, perché in certi momenti mi blocco, non riesco ad esprimere tutto quello che invece dovrei, sono fatto così. Spero però di poter recuperare facendo leggere loro queste parole.
Ombra nera era ormai sconfitta e io avevo finalmente vinto la mia grande battaglia. Fino a pochi mesi prima tutto questo mi sembrava un’utopia. Ero riuscito a far risplendere quella strada buia che mi aveva tanto terrorizzato. La speranza, l’amore e la bellezza mi hanno salvato. La vita è colma di amore e bellezza, dovevo soltanto tornare ad accoglierle in me. Mi ero fatto sopraffare da un nemico che sembrava imbattibile, ma solo perché non conoscevo le immense potenzialità di un essere umano.
Ogni tanto Ombra nera viene ancora a trovarmi, però adesso sono visite che non fanno più paura. Ci sono alcuni giorni in cui magari si presenta armata e mi porta ad essere triste e nervoso, ma è questione di poco, ormai so come prenderla e cacciarla via a calci nel culo.
Questa è la storia della mia vittoria contro un nemico infame. Finalmente l’ho raccontata, sono riuscito a condividerla. Ogni situazione, positiva o negativa, ha sicuramente più valore se viene condivisa. Il consiglio che mi sento di dare a chi dovesse vivere la mia stessa esperienza è di non commettere l’errore di tenersi tutto per sé, ma di iniziare a condividere i propri problemi, di buttare fuori tutto il male che gli è capitato dentro. Ogni cosa sarà più semplice e leggera. Si troverà l’amore delle persone e si capirà di non essere soli. Si scoprirà che la vita è colma di bellezza e la bellezza ti salva.

MV





 











Nessun commento:

Posta un commento