La parola abbaglia e
inganna perché è mimata dal viso, perché la si vede
uscire dalle labbra, e le labbra piacciono e
gli occhi seducono.
Ma le parole nere sulla
carta bianca sono l’anima messa a nudo.
(Guy de Maupassant, Il nostro cuore)
È
arrivato il momento. L’ho rimandato per tanto tempo, ma ora sento la necessità
di farlo. Per continuare a scrivere è fondamentale io lo faccia. Scrivendo mi
presento nudo di fronte ad un pubblico ed è necessario inizi a spogliarmi,
liberandomi di questo macigno che da qualche anno grava su di me. Io ho
sofferto di depressione.
Condividere
questa storia mi inquieta alquanto, però ho preso questa decisione e sono
convinto di portarla a termine. Lo faccio soprattutto per me stesso, sono onesto,
ma anche magari per chi, trovandosi nella stessa situazione in cui ero capitato
io, potrà sentirsi un po’ più tranquillo dopo aver letto questo racconto.
Ormai
sono trascorsi quasi sei anni da quando Ombra
nera (così avevo nominato quel male
che mi stava perseguitando) non condiziona più la mia vita. Precisamente, aveva
fatto la sua comparsa sulla scena della mia esistenza nel 2009. Il suo modo di
manifestarsi era meschino: senza nemmeno avere la cortesia di avvisare,
sfondava la porta della mia vita e mi aggrediva violentemente, costringendomi
ad esperire sensazioni tremende, mai conosciute in precedenza. La conseguenza
fisica delle sue visite si concretizzava in un respiro affannoso e prolungato
seguito da prepotenti attacchi di vomito. Ombra
nera mi aveva terrorizzato. Non ero consapevole di cosa potesse essere,
sapevo solo che era entrata nella mia vita e faceva un male bestiale. Quell’infame
mi veniva a trovare ovunque, senza distinzione di luogo. Ricordo quando al
Liceo, durante una lezione nel laboratorio di fisica, ero dovuto scappare in
bagno di corsa, senza nemmeno riuscire a chiedere il permesso alla Professoressa,
la quale aveva poi premiato il mio gesto apponendo una bella nota sul registro.
Queste situazioni problematiche erano all’ordine del giorno. Ombra nera mi stava condizionando
l’esistenza. L’unica spiegazione che da solo riuscivo a trovare, era che lo
stress per l’imminente esame di maturità mi stava tirando questi brutti
scherzi. Da solo ovviamente, perché il mio problema non l’avevo confidato a
nessuno. Stavo frequentando l’ultimo anno di Liceo e quello di maturità
rappresentava il primo grande esame che avrei sostenuto nella mia vita. Questa
spiegazione dunque poteva reggere e per qualche tempo mi aveva,in un certo
modo, tranquillizzato. Quella sorta di castello di carte delle mie spiegazioni,
con cui avevo cercato di dare una risposta a quello che mi stava accadendo, era
crollato definitivamente dopo aver sostenuto il tanto temuto esame. Lo stress
se n’era andato, Ombra nera no. Da
quel momento, anzi, avevo capito che Ombra
nera non se ne sarebbe andata e stava diventando ancora più potente.
Ero
entrato in un vortice oscuro e non sapevo in che modo uscirne. Inoltre, in quel
periodo infausto, si stava lentamente spegnendo la vita della mia bisnonna
Carolina. Rappresentava un punto di riferimento per me, una figura troppo
importante. Oltre ad aver dovuto sopravvivere all’orrore di due guerre mondiali
aveva avuto anche l’arduo compito di accudire un ragazzo particolare come sono
io. Mi trovo in difficoltà a dover scrivere qualcosa riguardo la sua persona
perché sento che non una parola di quelle che sto usando possono realmente
dimostrare che donna meravigliosa è stata. Mi ha insegnato molto, mi ha
insegnato che perdonare ti dà dignità, mi ha insegnato a non credere che le
situazioni della vita sono solamente bianche o nere, ma decisive sono le
sfumature. Intorno ai sedici anni avevo maturato, sciaguratamente, delle
simpatie per il regime fascista e lei aveva cercato di farmi comprendere che il
mondo non lo si rende un posto migliore attraverso le ideologie sbagliate,
attraverso la promessa di presunti paradisi terrestri, il mondo lo si salva con
l’amore. Io, che a quel tempo consideravo sacri valori come la forza e il
coraggio, non potevo comprendere la portata decisiva di quella tesi. Ora che
riesco a comprenderla so che non smetterò mai di ringraziarla per tutto quello
che mi ha dato. Una persona così importante per me, stava lasciandomi per
sempre. Non riuscivo ad accettarlo. Ero ancora più debole e vulnerabile,
infatti Ombra nera festeggiava. In
quei momenti avrei voluto tanto confidarmi con mia madre, ma mi ero convinto a
non farlo. Stava soffrendo e non mi sarei mai permesso di aumentare il dolore
ad una persona che nel corso della sua vita ne aveva già conosciuto abbastanza.
Sì, perché il dolore di perdere tuo padre quando sei una bambina piccola è
un’ingiustizia tremenda, non saprei come chiamarla altrimenti. Non gliel’ho mai
detto, ma l’ho immaginata tante volte al funerale di mio nonno Bruno. Piccola
com’era, al primo banco della Chiesa, con gelide lacrime che bagnavano la
bellezza immacolata del suo viso. La ammiro molto per la donna che è diventata
nonostante tutto, è l’esempio che si va avanti nonostante, senza
commiserarsi troppo per il male che ci si è scaraventato contro.
Per
questo motivo, non volendo aggiungerle altra sofferenza, mi sono tenuto Ombra nera tutta per me. Stavo
malissimo, non riuscivo a fare più nulla. Ogni mattina mi veniva a svegliare la
tristezza, non sapevo più cosa fosse un sorriso autentico, un sorriso colmo di
gioia. Avevo smarrito la felicità di iniziare una nuova giornata, tutto per me
non aveva più senso. Non avevo più il desiderio di vivere la vita, mi limitavo
a sopravvivere. Questi tormenti interiori mi hanno portato ad optare per scelte
sbagliate che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Durante
l’estate post-maturità avevo preso la decisione scellerata di iscrivermi alla
facoltà di Economia. È assurdo pensare come un ragazzo che odia la matematica
(sono anche scarso in materia, lo ammetto) si possa iscrivere ad un corso di
Economia. Era però l’alternativa più comoda, in quanto la sede della facoltà si
trova a pochi minuti da casa mia e visto che si erano iscritti anche alcuni
miei amici, non sarei stato solo e non avrei dovuto sforzarmi di conoscere
nuova gente. Io in quel periodo odiavo la gente. Mi sembrava dunque l’unica
soluzione possibile. Dopo i primi mesi però mi ero già reso conto della cazzata
assurda che avevo fatto. Ombra nera era
riuscita a condizionarmi anche in questo caso, aveva ottenuto l’ennesimo
trionfo e festeggiava a suon di visite sempre più frequenti e violente. Mi
veniva a trovare in ogni luogo: a casa, al campo mentre giocavo a calcio,
durante le serate in discoteca con gli amici. Ricordo che una volta, mentre ero
appunto in discoteca, Ombra nera aveva deciso di venire a
trovarmi perché odiava il fatto che mi potessi divertire. Quella volta avevo
passato tutta la serata in sua compagnia, a vomitare nei bagni. Sono stato
costretto a fingere con i miei amici di essere ubriaco, quando invece, forse,
l’unica cosa che avevo bevuto in quell’occasione era stata una coca cola. Ombra nera se la rideva della grossa.
Situazioni orribili. Quel male infame mi costringeva ogni giorno ad indossare
diverse maschere e a fingere. Fingevo con chiunque, in primis con me stesso.
Credevo di proteggermi in quel modo, provavo vergogna e volevo nascondere il
mio problema. Ombra nera diventava
ogni giorno più grande e stava riuscendo a togliere tutta la bellezza dalla
vita di un ragazzo di vent’anni. Un ragazzo sensibile, forse troppo. Ero
disorientato, mi sentivo buttato in una situazione che non potevo controllare.
La vita, che fino a quel momento era stata magnanima con me, aveva deciso di
iniziare a bastonarmi senza aspettare che mi preparassi per ricevere i colpi.
Davanti a me c’era solamente una strada buia che ero convinto di non riuscire a
percorrere. Vivevo i giorni della settimana senza alcuna motivazione, non
trovavo più obiettivi che mi facessero alzare dal letto la mattina felice di
farlo.
Poi,
non so per quale legge malvagia che qualcuno un giorno mi dovrà spiegare,
quando una cosa inizia ad andare male tutte le altre le vanno dietro di
conseguenza. Stavo con una ragazza, era la mia prima relazione seria. A
quell’età ti fai prendere subito da quelle sensazioni nuove, che non avevi
provato mai in precedenza. Ti ci butti a capo fitto e pensi di vivere in una
fiaba della Disney. Fai mille progetti, pensi già a situazioni future convinto
che nulla potrà mai scalfire quella bella novità che si è presentata nella tua
vita. Ma quando capisci che non è così, che i rapporti tra gli uomini possono
essere instabili e le fiabe sono solo invenzioni per illudere i bambini, la
botta che prendi è tremenda. E io quella botta tremenda l’avevo presa dritta in
faccia. Ombra nera si era
impossessata completamente di me. Il giorno in cui la mia ex ragazza mi ha
lasciato ho toccato il punto più basso in assoluto. Mi sentivo una nullità,
avevo perso tutta la mia dignità di essere umano. Era una domenica e avevo
passato tutta la notte sveglio a piangere e vomitare. Ero esausto, non ce la
facevo più. Sentivo che se mi fossi tenuto ancora tutto dentro, anche solo per
un altro giorno, sarei scoppiato. Ricordo che la mattina seguente scendendo le
scale per andare a raggiungere mia madre che stava facendo colazione in cucina,
sembravo uno zombie. Mi ero fermato davanti a lei, in piedi, e fra mille
singhiozzi che avevano il rumore della disperazione le avevo raccontato tutto.
Ho ancora in mente l’immagine dei suoi occhi, terrorizzati in un primo momento,
che subito dopo diventavano però pieni di rassicurazione. Appoggiata la fetta biscottata
che stava mangiando, si era alzata in piedi e mi aveva stretto in un abbraccio
caldo. Non posso usare altri termini per descriverlo, era un abbraccio che
scaldava. Durante quei momenti non diceva una parola, perché non serviva dire
nulla, in quel gesto era già racchiuso tutto il significato di cui si aveva
bisogno. Dopo tanto tempo ero riuscito a confidarmi e come risposta avevo
ricevuto indietro amore e speranza. In quegli istanti avevo capito che non ero
solo, che ce l’avrei potuta fare. La bellezza ti può salvare.
Dopo
esserci confrontati anche con mio padre, avevamo capito che per risolvere il
mio problema era necessario mi facessi aiutare da qualcuno. Così, nei giorni
successivi, prendo appuntamento da una psicologa. Ero molto titubante a
riguardo, però avevo compreso anch’io che poteva essere l’unica soluzione. Il
giorno concordato mi presento nel suo studio, a Borgomanero, città in cui per
parecchi anni aveva vissuto mia madre. Ormai non avevo più nulla da perdere e
le vado incontro senza preoccupazioni. Mi accoglie sulla soglia dell’ingresso
una ragazza giovane che, stringendomi la mano, dice di chiamarsi Giulia.
GIULIA. La persona che mi avrebbe aiutato a sconfiggere il mio nemico aveva lo
stesso nome di mia sorella, una persona che amo. Io non credo nel destino, però
alcune situazioni non riesco davvero a spiegarmele altrimenti.
Dopo
avermi fatto accomodare su di una sedia in pelle nera ed essersi messa di
fronte a me, iniziamo subito a parlare. Avevo una voglia matta di buttare fuori
tutto il male che portavo dentro e volevo farlo il più presto possibile.
Parliamo per un’ora, che mi sembra durare un secondo. Al termine della seduta
mi sento già molto più leggero e Giulia mi congeda con un sorriso enorme
stampato sulle labbra. Dovevo fare una seduta ogni settimana e durante la terza
avviene un episodio decisivo. Parliamo per la solita ora e alla fine di questa
Giulia mi guarda negli occhi e mi dice
– Mattia caro, io ti conosco da poco tempo, ma
ho già capito che se tutti i ragazzi fossero come te, al mondo non
esisterebbero le guerre. Com’è possibile che tu non sappia o abbia potuto
dimenticare quanto vali? –
Rimango
sbigottito. Non riesco a pronunciare alcuna parola. La guardo fissa negli occhi
e basta. Ricordo distintamente quel sorriso enorme, che la contraddistingueva,
stampato sulle sue labbra. Era un sorriso sincero, le sue parole erano sincere.
Certe cose le senti istintivamente. Mi stava dando amore in maniera
disinteressata, senza un secondo fine. Questa è la bellezza che salva il mondo
e che in quel momento stava salvando me.
Quando
mi riprendo un minimo riesco solo a dirle – Grazie, non so cos’altro
aggiungere. –
Gliel’avevo
detto sorridendo spontaneamente, la sua allegria era contagiosa.
–
Mattia non devi ringraziare me, ringrazia te stesso quando tornerai a capire
che persona sei e ricomincerai ad amarti come meriti. –
Le
sorrido di nuovo e avrei voluto tanto mettermi a piangere per la gioia, ma il
mio orgoglio da finto bullo mi ha fatto trattenere le lacrime. Sentivo che Ombra nera odiava questa bellezza e,
visto che già nei giorni precedenti aveva subito alcuni attacchi non
indifferenti, ora capivo che poteva essere la svolta decisiva. L’amore di chi
mi stava intorno mi aveva aiutato ad indebolirla, ma adesso toccava a me
sferrare l’attacco finale.
Dopo
quelle parole Giulia mi saluta e mi dà appuntamento alla settimana successiva
dicendomi che quando ci saremmo rivisti mi avrebbe consigliato qualcosa.
Uscito
dal suo studio mi sentivo come rinato. Durante il viaggio in auto,tornando
verso casa, avevo alzato al massimo il volume della radio e cantato a
squarciagola, come ormai non succedeva da molto tempo. Qualcosa stava
cambiando, provavo una leggerezza che pensavo non mi appartenesse più. Parlando
con Ombra nera ( sì perché, mi sono
dimenticato di dirlo, ma io e lei parlavamo o, per meglio dire, io la insultavo e lei mi
rispondeva mandandomi in bagno a vomitare) le avevo fatto capire che era
arrivata la sua fine, ormai eravamo alle battute finali della nostra
detestabile convivenza. Anche quando si presentava sentivo che era molto meno
forte rispetto a prima e soprattutto ora sapevo come gestirla. Avevo riscoperto
la felicità di alzarsi la mattina e iniziare una nuova giornata. Ormai riuscivo
anche a giocare a pallone e ad andare a ballare con gli amici senza problemi,
facevo tutto con immensa gioia.
In
quei giorni mia sorella aveva il saggio che concludeva la stagione di danza e
volevo presentarmi a quella serata in maniera dignitosa. Avevo così deciso di
andare, insieme a mio padre, dal barbiere a farmi tagliare i capelli e sistemare
la barba. Sembra un’azione scontata, ma per me significava tanto. Nel periodo
in cui Ombra nera tiranneggiava mi
ero lasciato andare completamente anche a livello fisico. Non mi curavo più,
avevo un aspetto trasandato, non mi importava di me stesso e di nulla. Ora, per
me, quel gesto tanto semplice voleva dire ricominciare, riprendere a vivere e
ad amarmi. Poi, vedere mia sorella danzare… cosa ve lo dico a fare! Che
meraviglia. Vedere una persona che amo in maniera incondizionata manifestare l’Assoluto
con la sua arte, in quel modo, mi aveva dato una carica incredibile. Avevo
capito quanta bellezza ci potesse essere in questa esistenza e Ombra nera aveva terminato di farmela
perdere tutta.
Il
giorno che avevamo stabilito mi presento all’appuntamento, non faccio nemmeno
in tempo ad entrare dalla porta che Giulia, dopo avermi squadrato dalla testa
ai piedi, esclama – Ooh finalmente, era ora! Pensavo ci avresti messo meno
tempo! –
–
Sono in ritardo? – le chiedo.
– Ma no Mattia – mi risponde sorridendo come al solito –
Capelli tagliati, barba sistemata e hai anche preso il sole, guarda come sei
abbronzato! Finalmente hai ricominciato ad amarti! Lo senti che sta cambiando
tutto? –
– Lo sento! Lo sento davvero! – le rispondo esultante e visibilmente commosso.
Finalmente anch’io dopo aver sentito dentro di me troppa sofferenza e
tristezza, riuscivo a provare gioia, sentivo la bellezza addosso.
– Benissimo! Per me sei a posto, non serve che
ci diciamo altro. Avevo capito quanto valevi, dovevi solo ricordarlo anche tu. Prima
di salutarti però ecco il mio consiglio: è estate, devi divertirti. Parti con i
tuoi amici, senza pensare troppo alla meta. Te lo meriti. –
– Lo farò assolutamente, penso di meritarmelo
davvero. –
– Bravo Mattia, questa convinzione mi piace! –
– La ringrazio davvero per tutto quello che ha
fatto e detto per me. –
– Non devi ringraziare me, devi dire grazie a
te stesso per la persona che sei e che sono sicura diventerai e per la
difficile battaglia che hai appena vinto. Ora vai a divertirti con i tuoi amici
Mattia. Buona vita! –
La
vita di ognuno è segnata dalle persone che si incontrano durante il cammino. Gli
incontri sono decisivi. Non penso ci sia teoria più vera.
Avevo
scelto di seguire il consiglio di Giulia e un mezzogiorno, dopo il quinto
spritz di un aperitivo che definirei “importante”, decido di unirmi ad alcuni
miei amici che in precedenza avevano prenotato una vacanza ad Ibiza. Quella era la
svolta definitiva per l’esito dello scontro, l’ultimo atto. Ombra nera aveva capito di essere agli
sgoccioli. Non si presentava praticamente più, adesso era lei ad avere paura.
Era terrorizzata e ne aveva ben donde. Infatti quella settimana trascorsa ad
Ibiza avrebbe segnato la sua sconfitta definitiva. Sono stati sette giorni
riempiti da amicizia, spensieratezza e felicità. Era tanto, troppo tempo che
non riuscivo più a provare certe sensazioni. È stato fantastico. Mi sentivo
davvero forte. Se Ombra nera si fosse presentata l’avrei menata alla grande. E
infatti aveva pensato bene di non presentarsi. Non smetterò mai di ringraziare
i miei amici, compagni di quel viaggio tanto importante. Sono stai gli aiutanti
inconsapevoli della mia vittoria su quel brutto male. Non gliel’ho mai detto, perché
in certi momenti mi blocco, non riesco ad esprimere tutto quello che invece
dovrei, sono fatto così. Spero però di poter recuperare facendo leggere loro
queste parole.
Ombra
nera era ormai sconfitta e io avevo finalmente vinto la mia grande battaglia.
Fino a pochi mesi prima tutto questo mi sembrava un’utopia. Ero riuscito a far
risplendere quella strada buia che mi aveva tanto terrorizzato. La speranza, l’amore
e la bellezza mi hanno salvato. La vita è colma di amore e bellezza, dovevo
soltanto tornare ad accoglierle in me. Mi ero fatto sopraffare da un nemico che
sembrava imbattibile, ma solo perché non conoscevo le immense potenzialità di
un essere umano.
Ogni
tanto Ombra nera viene ancora a trovarmi, però adesso sono visite che non fanno
più paura. Ci sono alcuni giorni in cui magari si presenta armata e mi porta ad
essere triste e nervoso, ma è questione di poco, ormai so come prenderla e
cacciarla via a calci nel culo.
Questa
è la storia della mia vittoria contro un nemico infame. Finalmente l’ho
raccontata, sono riuscito a condividerla. Ogni situazione, positiva o negativa,
ha sicuramente più valore se viene condivisa. Il consiglio che mi sento di dare
a chi dovesse vivere la mia stessa esperienza è di non commettere l’errore di
tenersi tutto per sé, ma di iniziare a condividere i propri problemi, di
buttare fuori tutto il male che gli è capitato dentro. Ogni cosa sarà più
semplice e leggera. Si troverà l’amore delle persone e si capirà di non essere
soli. Si scoprirà che la vita è colma di bellezza e la bellezza ti salva.
MV
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